Il concetto di creazione in Platone e Agostino di Ippona

creazioneCosì Platone nel Timeo (28 C): <<Ma il Fattore e il Padre di questo universo è molto difficile trovarlo e, trovatolo, è impossibile parlarne a tutti. E questo si deve indagare dell’universo: guardando a quale degli esemplari chi ha fabbricato l’universo lo abbia realizzato, se all’esemplare che è sempre nello stesso modo e identico o a quello che è generato>>. Con queste parole Platone introduce la complessa tematica dell’origine dell’Universo a proposito della quale farà riferimento alla figura del Demiurgo, una divinità che per certi aspetti si avvicina al Dio cristiano, ma per altri ne differisce in maniera sostanziale. <<La causa dell’origine del mondo è il Bene e la bontà del Demiurgo – dice Platone. Diciamo allora per quale causa ha composto la generazione e questo universo Colui che li ha composti>>. Il mondo fisico deriva da un padre (il mondo delle idee) e da una madre (la materia, eterna ma indeterminata. Per spiegare le origini dell’universo è necessario quello che Platone chiama Demiurgo (dal Greco “demos”, popolo, + “ergon”, opera = artigiano). Il Demiurgo, quindi è un divino artigiano: è colui che contemplando le idee plasma la materia sul modello delle idee stesse. Platone introduce quindi una divinità a tutti gli effetti (fino ad adesso non ne avevamo mai realmente incontrata una). Il concetto che l’artigiano guardi ad un modello è tipicamente platonico: mentre gli artigiani umani guardano ad un modello che hanno nella loro testa, il Demiurgo guarda ad un qualcosa che è fuori da lui. Che rapporto intercorre tra le idee, la materia ed il Demiurgo? Tutti e tre sono coeterni, sono sempre esistiti. A differenza della divinità cristiana, la divinità platonica si limita a plasmare l’universo e non è onnipotente, avendo due limiti: la materia, che gli impedisce di costruire un mondo perfetto, e le idee, che sono il modello a cui deve per forza attenersi. Il Demiurgo guarda sì al meglio, ma il suo comportamento è dato da qualcosa da lui esterno ed indipendente. Le idee sono il modello per gli uomini e per la divinità. Chiaramente la divinità vale di più rispetto all’uomo: essa riconosce facilmente il bene, mentre gli uomini hanno delle difficoltà e non sempre ci riescono. Ecco cosa scrive, invece, Agostino di Ippona, filosofo cristiano, a proposito del tempo e della creazione <<Ecco che il cielo e la terra esistono e gridano che sono stati fatti perché sono soggetti a mutazione e variazione. Invece ciò che non è stato creato e pure esiste, nulla ha in sé che non avesse anche prima…. Non eravamo prima di esistere, così da porci noi stessi nell’esistenza>> e ancora <<Ma come creasti il cielo e la terra? Non certamente come artefice umano che segue i cenni dello spirito ed è capace d’imporre, entro certi limiti, le immagini che vede dentro di sé con l’occhio interiore. Tu, o Dio, come creasti il cielo e la terra? Non certo creasti il cielo e la terra, valendoti del cielo e della terra …. Non avevi fra mano una materia da cui trarre cielo e terra … Dunque tu parlasti e le cose furono create; con la tua Parola creasti>>.  Sant’Agostino, quindi, nelle Confessioni si distacca dalla visione platonica della divinità: il Dio cristiano, infatti, non ha di fronte a sé una materia da plasmare e un modello al quale ispirarsi nella creazione dell’universo, il Dio cristiano, a differenza del Demiurgo non è un artefice, ma crea tutto con la parola: <<In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio>>. Indirettamente questo sottolineare l’importanza della parola, del logos, da parte di Agostino, non fa altro che rafforzare la condanna della manualità, della sensibilità, già espressa implicitamente dallo stesso Platone nel mito della caverna, laddove confinava l’arte alle ombre proiettate dagli oggetti sui muri, condanna che influenzò fortemente la cultura medievale. E’ quindi importante puntualizzare il termine <<creazione>>: anche degli artisti e degli artigiani si dice che <<creano>> qualcosa, ma la creazione dell’universo da parte di Dio possiede una qualità unica: è infatti creazione dal NULLA. E il tempo? Cosa faceva Dio prima di creare l’universo? E qui Agostino scrive <<Tu dunque sei l’iniziatore di ogni tempo. Non poterono trascorrere tempi prima che tu avessi creato un tempo. Se poi prima del cielo e della terra non esisteva tempo, perché chiedere cosa facevi allora? Non esisteva un allora dove non esisteva un tempo>>. Anche Platone nel Timeo associa la nascita del tempo a quella dell’universo: <<E i giorni e le notti e i mesi e gli anni, che non erano prima che il cielo nascesse, fece allora in modo che anch’essi potessero nascere, mentre creava quello. Tutte queste sono parti del tempo, e l’era e il sarà sono forme generate di tempo, che noi inconsapevolmente riferiamo a torto all’eterna essenza. Invero noi diciamo che essa era, che è e che sarà, e tuttavia solo l’è le conviene veramente, e l’era e il sarà si devono dire della generazione che procede nel tempo….>>. Riguardo alle ulteriori riflessioni di Agostino sul concetto di tempo, mi soffermerò in un altro momento.

Cosimo Lamanna