Eros e bellezza nel Simposio di Platone

simposioPlatone affronta in maniera esaustiva il tema dell’Eros all’interno del Simposio ove, attraverso la figura della sacerdotessa Diotima, traccia una vera e propria scala gerarchica dell’amore. Spesso, quando si parla di amore platonico, si pensa riduttivamente ad un amore puramente spirituale, privo della fisicità, invece, come appare chiaro dalla lettura del summenzionato dialogo, Platone intende tracciare un vero e proprio percorso finalizzato a dimostrare che l’amore non ha una sola, ma tante forme, ovviamente con una loro gerarchia. Va evidenziato il fatto che Platone, quasi per rivestire di sacralità il discorso, non lo affida solo a Socrate, come fa di solito, ma fa riferire a quest’ultimo le parole della sacerdotessa Diotima, figura magistrale e sapienziale di donna, vissuta a Mantinea nel V secolo a.C. Il punto di partenza è la bellezza fisica, che può costituire la via d’accesso a forme di amore via via più perfette fino ad arrivare all’idea di bellezza, e quindi al mondo delle idee. Ma leggiamo alcune parti del testo: <<In verità – disse – chi procede per la giusta via verso questo termine, bisogna che incominci fin da giovane ad avvicinarsi ai corpi belli e, in primo luogo, se chi gli fa da guida lo guida bene, bisogna che ami un corpo solo e in quello generi discorsi belli>>: le parole chiave di questa prima parte, che già mostrano il percorso in atto, sono corpi belli, corpo solo e discorsi belli, con le quali Diotima mostra il punto di partenza, la molteplicità dei tanti corpi belli, per poi sceglierne solo uno e in quello andare oltre il semplice livello fisico per raggiungere quello intellettuale, i discorsi belli. <<Poi bisogna che capisca che la bellezza presente in un corpo qualsiasi è sorella della bellezza che è in un altro corpo e che, se si deve tener dietro a ciò che è bello per la forma, sarebbe una grande insensatezza credere che non sia una e identica la bellezza che traluce in tutti i corpi….. >>. C’è qualcosa che accomuna tutti i corpi belli pur nella loro diversità, c’è qualcosa di analogo in tutti i corpi belli e questo qualcosa di analogo trascende i singoli corpi, perché questo qualcosa è la forma, unica e perfetta che fa sì che le singole cose siano belle. E’ questo quello che si deve cercare e alla luce di ciò <<deve farsi amatore di tutti i corpi belli e moderare l’eccessivo ardore per un solo corpo, facendone poco conto e giudicandolo una piccola cosa. Dopo di questo dovrà ritenere la bellezza che è nelle anime come di maggior valore rispetto a quella che è nei corpi; e perciò se uno ha un’anima buona, ma ha un piccolo fiore di bellezza fisica. Dovrà essere pago di amarlo ……. In questo modo sarà poi spinto a considerare il bello che è nelle attività umane e nelle leggi….>>. Qui Platone sostiene con decisa convinzione che la bellezza dell’anima è di maggior valore rispetto a quella del corpo e per il tramite di essa si diventa in grado di apprezzare un altro grado di bellezza che è quello delle attività umane e delle leggi. Amore per tanti corpi, amore per uno solo, amore dell’anima, amore delle attività umane e delle leggi, la scala di Eros comincia a prendere consistenza, ma non è tutto: <<dopo le attività umane, bisogna che venga condotto alle scienze, affinché possa vedere anche la bellezza delle conoscenze e, guardando alla bellezza ormai a grande raggio, non amando come uno schiavo la bellezza che è in una cosa sola, ossia la bellezza di un giovanetto o di un uomo o di un’unica attività umana …… e rivolto invece lo sguardo al vasto mare del bello e contemplandolo, e partorisca molti discorsi belli….>>. In una società come la nostra, troppo frenetica, parziale, spesso superficiale, rinchiusa spesso nei propri recinti mentali, questa parte del Simposio, queste parole di Diotima, irrompono, a mio parere, come un fiume in piena, evocando la “lentezza”, la riflessione, il piacere del conosce, dell’acquisire, del conquistare gradi sempre più elevati di sapere. Quanto è limitato, purtroppo, uno sguardo non in grado di abbracciare globalmente l’esistenza, quanto ci rende schiavi il legame con ciò che riteniamo importante, ma importante non lo è.  E’ fondamentale contemplare la <<bellezza a grande raggio>> e volgere <<lo sguardo al vasto mare del bello>>. Quanta poesia e quanta forza in queste parole che Platone fa dire a Diotima, solo a questo punto <<saprà vedere – scrive Platone – una conoscenza unica come questa che riguarda il bello di cui ora ti dirò>>.  La filosofia, la maieutica sta giungendo al suo obiettivo: <<…… Chi sia stato educato fino a questo punto rispetto alle cose d’amore, contemplando una dopo l’altra e nel modo giusto le cose belle, costui, pervenendo ormai al termine delle cose d’amore, scorgerà immediatamente qualcosa di bello, per sua natura meraviglioso, proprio quello, o Socrate, a motivo del quale sono state sostenute tutte le fatiche di prima …..>>. Diotima rimarca il fatto che la conoscenza è un percorso graduale, che costa fatica, nulla a che vedere con la doxa, l’opinione, le false verità che prima Socrate, poi Platone hanno combattuto. Solo un vero percorso conoscitivo, graduale, ascensivo può condurre alla conoscenza di <<qualcosa che sempre è, e che non nasce né perisce, non cresce né diminuisce, e inoltre non è da un lato bello e dall’altro brutto, né talora bello e talora no ….. né in quanto bello per alcuni e brutto per altri>>. Contro ogni forma di relativismo di stampo sofista, Platone rivendica l’esistenza del Bello in sé, quel bello di cui tutte le cose belle partecipano, quel bello al quale Socrate guidato da Diotima giunge  salendo sempre di più, <<come procedendo per gradini, da un solo corpo bello a due, e da due a tutti i corpi belli, e da tutti i corpi belli alle belle attività umane, e da queste alle belle conoscenze, e dalle conoscenze procedere fino a che non si pervenga a quella conoscenza che è conoscenza di null’altro se non del Bello stesso, e così, giungendo al termine, conoscere ciò che è il bello in sé>>. L’innata capacità dell’uomo di raggiungere il Bello in sé, per trovare realizzazione e dare dignità all’uomo stesso, necessita della voglia dell’uomo di percorrere con l’aiuto di una guida questo faticoso percorso ma, è questa è la bella conclusione della nostra lettura di oggi, <<è questo il momento nella vita, o caro Socrate – disse la straniera di Mantinea – che più di ogni altro è degno di essere vissuto da un uomo, ossia il momento in cui un uomo contempla il bello in sé>>. (Cosimo Lamanna)