I maestri del sospetto

Cogito ergo sum, penso dunque sono, esisto. Era questa la certezza, il fondamento del sapere che il filosofo francese René Descartes, meglio noto come Cartesio, aveva trovato al termine della sua lunga opera di demolizione dei saperi, attraverso il dubbio metodico prima e iperbolico poi, per trovare un sostegno solido sul quale ricostruire l’edificio della conoscenza. Per Cartesio quel fondamento era rappresentato dalla res cogitans, dalla coscienza, dall’io penso che proprio nell’atto stesso di dubitare traeva la certezza della propria esistenza. Il pensiero moderno forte delle certezze cartesiane, iniziava così il suo viaggio nei secoli, ma mai avrebbe potuto immaginare che quelle solide certezze sarebbero naufragate miseramente lasciando spazio al trionfo del dubbio. “Il filosofo educato alla scuola di Cartesio sa che le cose sono dubbie, che non sono come appaiono, ma non dubita che la coscienza non sia così come appare a se stessa; in essa, senso e coscienza del senso non coincidono; di questo, dopo Marx, Nietzsche e Freud noi dubitiamo. Dopo il dubbio sulla cosa, è la volta per noi del dubbio sulla coscienza”. E’ quanto scrive il filosofo francese Paul Ricoeur nel testo Della interpretazione, Saggio su Freud. Per Ricoeur divenuto famoso anche per aver definito Marx, Nietzsche e Freud i “maestri del sospetto”. I tre autori, secondo Ricoeur, hanno compromesso la fiducia nella coscienza che, da Cartesio in poi, era considerata il fondamento sicuro su cui costruire il nuovo edificio del sapere. Anche la coscienza viene messa in discussione, appare una falsa coscienza e perde il suo essere un “assoluto”. Per Marx la coscienza individuale è subordinata all’essere sociale, Per Nietzsche al primato della coscienza va sostituito quello della volontà di potenza, per Freud la coscienza, intesa come io, deve fronteggiarsi con tre padroni, l’Es, il Super Io e la realtà.