“L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura…..

pascalVorrei portare alla vostra attenzione un frammento tratto dai “Pensieri” di Pascal importante filosofo e matematico francese, che polemizzò contro il cartesianesimo dilagante e imperante, rivendicando il ruolo della fede e di quello che lui definisce “ésprit de finesse”.

Ecco la frase: “L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di chi lo uccide, dal momento che egli sa di morire e il vantaggio che l’universo ha su di lui; l’universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero. E’ in virtù di esso che dobbiamo elevarci, e non nello spazio e nella durata che non sapremmo riempire. Lavoriamo dunque a ben pensare: ecco il principio della morale”.

Sta nel pensiero (che non è la res cogitans cartesiana) la grandezza dell’uomo, in quel pensiero capace di riconoscere il carattere finito dell’essere umano e di rivendicare nello stesso tempo la sua infinita grandezza nei confronti di chi o cosa, la natura, è in grado di schiacciarlo senza alcuna difficoltà. E qui si aprono spazi di riflessione interessanti, oltre alla polemica con Cartesio e alla pretesa di ridurre a pura conoscenza matematica la conoscenza in generale, vi è anche una visione dell’uomo completamente diversa da quella umanistico/rinascimentale: Pico della Mirandola rivendicava la particolarità dell’uomo collocato a metà tra angeli e bestie, e capace comunque di elevarsi verso gli angeli. L’uomo di Pascal non sarà mai un angelo, ma sarà estremamente grande nel suo prendere atto della sua estrema fragilità.