Positivismo, belle époque e illusione nel progresso

belle-epoquePer Positivismo si intende l’indirizzo filosofico della seconda metà dell’800, maturato anche all’ombra di un’epoca di pace per l’Europa, progresso tecnologico, espansione coloniale e che influenzerà pedagogia, politica, storia, letteratura, scienze. Il positivismo di caratterizza per il rifiuto della metafisica e del sapere non dimostrabile scientificamente, l’estensione dei metodi delle scienze naturali a tutti i settori del sapere, la fede cieca nel progresso scientifico, considerato fonte di progresso per l’umanità (SCIENTISMO) e la diffidenza verso l’interpretazione: i fatti vanno raccontati come si sono svolti, senza commenti (verismo – storiografia positivista). L’ottimismo è la caratteristica più evidente della cultura positivista, che manifesta una fiducia in un progresso illimitato, nella convinzione che la scienza avrebbe risolto ogni problema. La Belle Epoque è l’emblema dell’ottimismo positivista, con la borghesia antirivoluzionaria al potere, ma non mancano importanti voci di dissenso che denunciano i mali del progresso come Marx con la sua riflessione sulla classe operaia, l’alienazione, la necessità di una società equa e l’avvento del comunismo e Nietzsche con la sua feroce critica all’idea di progresso e il concetto di decadenza della società occidentale. La cultura positivista ha senza dubbio dei precursori come l’illuminismo, con la sua fiducia nella ragione e del sapere, l’esaltazione della scienza, la visione laica della vita, l’empirismo, come punto di partenza di ogni riflessione, il metodo induttivo e l’atteggiamento polemico verso la metafisica e le grandi costruzioni speculative. I positivisti, inoltre, condividono i limiti che il criticismo kantiano pone alle scienze filosofiche deduttive e alla metafisica, ma nello stesso tempo evidenziano alcune affinità con il romanticismo, anzi potremmo dire che il positivismo è un romanticismo della scienza, dove il divenire è una totalità processuale necessaria, l’atteggiamento è ottimista e giustificazionista e l’ambizione di trovare nella storia un disegno unitario. Sotto l’etichetta generale di positivismo si nascondono “positivismi tematici” come il positivismo sociale e religioso di Comte, Mill e Bentham, i cui interessi principali sono legati alla vita sociale, alla giustizia e all’equa distribuzione dei beni, alla politica, applicando i metodi delle scienze newtoniane alle scienze umane, e il positivismo evoluzionistico di Darwin dove spiccano temi come la lotta per la vita, la selezione naturale, l’evoluzione e di Spencer che applica l’evoluzionismo anche alle scienze e ai saperi. Esistono poi dei positivismi nazionali che daranno vita in campo letterario a correnti come il naturalismo e il verismo, con esponente importanti come il francese E. Zola, l’italiano di Giovanni Verga, in musica Mascagni (Cavalleria rusticana), nelle scienze umane (Cesare Lombroso e la criminologia), in pedagogia (Aristide Gabelli). Tra i positivisti italiani dell’800 ricordiamo Roberto Ardigò. Sempre maggiore importanza assumerà la fotografia, che sembrava capace di cristallizzare in maniera obiettiva la realtà.  Per il positivismo ogni scienza ha il suo settore limitato e il compito della filosofia sarà quello di coordinare i risultati delle altre scienze per dare un’interpretazione totale. importanza della scienza. Tra i meriti del positivismo, la cui ottimistica fiducia nel progresso illimitato dell’umanità dovrà infrangersi inesorabilmente contro il muro del Primo Conflitto Mondiale, ci sarà sicuramente l’aver stimolato la nascita delle scienze umane e l’aver preparato l’avvento di un più maturo metodo scientifico (neopositivismo del ‘900). Il fondatore del positivismo filosofico, che poi sta alla base delle altre forme di positivismo, è il francese A. Comte, famoso per la teorizzazione della Legge dei Tre Stadi.