Karl Marx

Cenni biografici

Filosofo ed economista tedesco (Treviri 5 maggio 1818 – Londra 14 marzo 1883).

Proveniente da una famiglia borghese di origine ebraica, studiò a Bonn e poi a Berlino, dove entrò in contatto con la sinistra hegeliana e con gli ambienti del radicalismo tedesco. A Parigi entra in contatto con gli ambienti rivoluzionari europei e, in particolare, con i circoli operai di orientamento socialista, numerosi nella Francia dell’epoca. Qui conosce anche Friedrich Engels, col quale strinse ben presto vincoli di amicizia che si sarebbero protratti per tutto il corso della sua vita e con il quale scriverà il Manifesto del partico comunista.

Il contesto

A metà dell’Ottocento l’Europa è attraversata da due profondi e concomitanti mutamenti storici: i moti del 1848 e il passaggio dalla prima alla seconda fase della rivoluzione industriale. Nascono le fabbriche con migliaia di addetti, sorgono quasi dal nulla nuove città industriali, con i sobborghi operai fatti di alloggi sovraffollati e di condizioni igienico-sanitarie precarie, con la diffusione del lavoro minorile e femminile.

I discepoli di Hegel si dividono in Destra e Sinistra hegeliana, per indicare rispettivamente un atteggiamento conservatore e un orientamento progressista.

Quella di Marx è tra le filosofie che hanno maggiormente influenzato l’Ottocento e il Novecento e caratterizzata per la stretta connessione tra TEORIA e PRASSI e lo Studio della struttura del sistema capitalistico con il fine di modificarlo. Marx è, tra l’altro, tra i principali fondatori della Prima Internazionale

Dalla sua teoria nasceranno i maggiori partiti socialisti dell’Ottocento e il suo pensiero viene considerato fonte di ispirazione per la riflessione di Lenin e di interpretazione per gli eventi della rivoluzione russa. Ancora in epoca recente ha rappresentato uno dei principali punti di riferimento per:

  • Movimenti operai
  • Movimenti politici
  • Movimenti Sindacali

La sua filosofia si caratterizza per:

  • Unione tra filosofia e prassi.
  • Concezione dialettica della realtà. La realtà non è statica, ma è dinamica, è in movimento e questo movimento si alimenta con le contraddizioni.
  • Si pone nella scia di Hegel e Feuerbach, ma matura un atteggiamento critico nei riguardi di entrambi

Marx ed Hegel

Di Hegel CONSERVA:

  • Concezione della filosofia come SISTEMA TOTALE
  • Fiducia nella RAZIONALITA’ del mondo umano
  • Teleologismo (finalismo) del divenire storico
  • La Dialettica come metodo di studio del reale, ma anche come dimensione ontologica, vale a dire di tutto ciò che esiste

Di Hegel CONTESTA:

  • Hegel commette un errore logico rovesciando il rapporto tra soggetto e predicato (vedi anche Feuerbach)
  • Invece di considerare lo Stato come produzione di individui concreti, fa derivare gli individui dallo Stato
  • Per Marx, così come per Feuerbach bisogna porre alla base della filosofia l’uomo concreto.
  • Inoltre per Marx si deve considerare l’uomo storico, inserito in un contesto sociale determinato.

Marx osserva come Hegel consideri l’esistenza empirica come l’incarnazione della razionalità dell’Idea. Al contrario egli sostiene che la famiglia, la società civile e lo Stato sono realizzazioni degli uomini concreti.

Anche per Marx, in accordo con Hegel, la realtà è razionale, ma questa razionalità va ricostruita a partire dal piano empirico, concreto e storico, e non deve essere letta come qualcosa di preesistente ad esso.

Marx riconosce invece ad Hegel il merito di aver introdotto la concezione dialettica della realtà, riconoscendo l’importanza delle opposizioni:

  • Hegel però ha giocato più sulle opposizioni concettuali che su quelle reali
  • ed ha cercato una troppo facile mediazione tra gli opposti che nella realtà non conoscono sintesi, ma solo lotta ed esclusione.

Marx e la sinistra hegeliana

La Sinistra hegeliana ha avuto per Marx il merito di:

  • trasformare l’idealismo in materialism;
  • individuare le radici umane della religione;
  • esprimere in politica istanze democratiche.

Tuttavia i giovani hegeliani, nonostante la loro intenzione rivoluzionaria, esprimono un pensiero ideologico.

Come liberare l’uomo?

Gli hegeliani sono convinti che per liberare l’uomo basti un cambiamento di idee. Ad esempio: per superare la religione basta capire che essa è un prodotto dell’uomo. In realtà con le loro frasi rivoluzionarie combattono solo frasi, non contro il mondo reale di cui quelle frasi sono riflesso. La liberazione dell’uomo è un atto storico, non ideale.

Marx e la critica alla religione

Feuerbach ha avuto il merito di rivendicare la concretezza dell’individuo umano contro la tendenza teologizzante di Hegel. Però, al contrario di Hegel, Feuerbach perde di vista la storicità dell’uomo: non esiste l’Uomo in astratto, bensì l’uomo prodotto di una determinata società storica.

Ciò è evidente nella sua critica alla religione

  • Feuerbach, per Marx, non ha spiegato adeguatamente l’origine della religione.
  • Gli uomini infatti proiettano il loro essere fuori di sé solo in quanto l’esistenza reale nella società impedisce di realizzare la loro umanità;
  • La religione è una “coscienza rovesciata” del mondo, proprio perché il mondo è rovesciato, cioè irrazionale e ingiusto.
  • La miseria religiosa è in un senso l’espressione di una miseria reale, e in un altro senso la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore […] è l’oppio del popolo.

“Oppio” è qui da intendersi in duplice senso:

  • è ciò che annebbia la coscienza;
  • ma è anche ciò che conforta dal dolore.

In Marx non c’è disprezzo per la religione:

  • La religione non è un inganno che serve per dominare gli uomini
  • ma sorge dall’umanità sofferente bisognosa di qualche consolazione.

«Quante più cose l’uomo trasferisce in Dio, tanto meno egli ne ritiene in se stesso», scrive Marx nei Manoscritti economico-filosofici del 1844

Come superare la religione?

Per superare l’alienazione religiosa nonbasta denunciarla (come ha fatto Feuerbach), ma occorre rimuovere le condizioni che la determinano che non sono di carattere religioso, ma materiale; Occorre cioè passare dalla “critica del cielo” alla “critica della terra”. All’origine dell’alienazione religiosa, secondo Marx, ci sono le contraddizioni della vita materiale, a cominciare dal lavoro.

L’alienazione del lavoro

“La realizzazione del lavoro è la sua oggettivazione. Questa realizzazione del lavoro appare nello stadio dell’economia privata come un annullamento dell’operaio, l’oggettivazione appare come perdita e asservimento dell’oggetto, l’appropriazione come estraniazione, come alienazione”. (tratto da Manoscritti economico-filosofici del 1844 – T3 pag. 162 del libro di testo)

Il lavoro, secondo Marx, è espressione dell’uomo,

– che realizza se stesso trasformando la natura secondo le sue idee e i suoi progetti, ossia oggettivandosi in essa, umanizzandola (in ciò si differenzia dagli animali costruttori), insieme agli altri uomini(dimensione sociale del lavoro).

Nel mondo attuale, tutavia, l’uomo non esprime la sua vita nel lavoro, ma lavora per vivere; il lavoro è un’oppressione.

  • Il lavoro è sottratto all’uomo: questa condizione nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 è definita “alienazione del lavoro
  • e riguarda: 1) il prodotto, 2) l’attività, 3) l’essenza umana e 4) il rapporto con l’altro uomo.

Però, nel mondo attuale, l’uomo non esprime la sua vita nel lavoro, ma lavora per vivere; il lavoro è un’oppressione.

  • Il lavoro è sottratto all’uomo: questa condizione nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 è definita “alienazione del lavoro
  • e riguarda: 1) il prodotto, 2) l’attività, 3) l’essenza umana e 4) il rapporto con l’altro uomo.

Il lavoro, inteso come prodotto, è sottratto all’uomo:

  • L’operaio non possiede né la materia prima, né gli strumenti, né il lavoro finito;
  • Il prodotto diventa una realtà a lui estranea e ostile;
  • Per le leggi economiche, tanto più il prodotto diventa ricco, quanto più l’operaio diviene povero;
  • Nel lavoro, inteso come attività, l’uomo non si afferma, non esprime la sua creatività, ma si nega;
  • L’uomo si sente se stesso solo fuori dal lavoro, si sente uomo nelle funzioni che lo accomunano agli animali e una bestia in quelle propriamente umane;
  • Nel lavoro, inteso come attività, l’uomo non si afferma, non esprime la sua creatività, ma si nega;
  • L’uomo si sente se stesso solo fuori dal lavoro, si sente uomo nelle funzioni che lo accomunano agli animali e una bestia in quelle propriamente umane.

Il materialismo storico

L’uomo si distingue dagli animali in quanto in grado di produrre i mezzi per la propria sopravvivenza, attraverso i mezzi di produzione (agricoltura, industria, ecc.) che determinano a loro volta i rapporti di produzione (le classi sociali). L’insieme dei mezzi e dei rapporti di produzione forma il modo di produzione, cioè la struttura della società. Su di essa si costruisce una sovrastruttura giuridica, politica e ideologica ecc., che esprime e rielabora a livello di pensiero i rapporti sociali e concreti dipendenti dalla struttura.

Il rapporto tra struttura e sovrastruttura è dialettico e la sovrastruttura riesce a esercitare un’influenza sulla struttura, e quindi a modificarla, a patto che il pensiero diventi prassi. In caso contrario il pensiero resta pura e semplice ideologia, cioè riflesso della struttura e giustifica o maschera i concreti rapporti di sfruttamento.

Se vogliamo veramente comprendere lo svolgersi della storia, dobbiamo considerare l’organizzazione economico-sociale non le idee e la cultura.

La vera storia, infatti, non è quella delle idee, bensì quella della struttura. La sovrastruttura cambia con essa, sopravvenendo a giustificare il nuovo ordine istaurato (funzione ideologica).

Il materialismo dialettico

La concezione materialistica di Marx non si limita a descrivere staticamente le società, ma evidenzia l’elemento propulsivo della loro trasformazione: la contraddizione. Pur capovolgendone il soggetto, Marx si mantiene fedele alla impostazione hegeliana.

Le forze produttive, si sviluppano più rapidamente dei rapporti di produzione che tendono a rimanere statici;

  • ne segue una situazione di contraddizione che genera un’epoca di rivoluzione sociale;
  • che si risolve con l’adozione di nuovi rapporti di produzione e con la trasformazione della sovrastruttura.

A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l’innanzi s’erano mosse.

Ne Il Manifesto del partito comunista, Marx ripercorre la storia dei modi di produzione dell’Occidente, da quello schiavistico dell’antichità classica, a quello feudale, a quello capitalistico. Dopo aver esercitato un ruolo rivoluzionario nel passaggio dal feudalesimo al capitalismo, la borghesia tende invece alla conservazione dell’esistente contro la nuova classe, il proletariato, che è destinato a gestire il crollo del capitalismo e la costruzione del socialismo prima e del comunismo poi.

Lo strumento con il quale il proletariato subentrerà alla borghesia è la lotta di classe.

La storia di ogni società sinora esistita – scrive Marx nel Manifesto del Partito comunista – è storia di lotta di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in una parola oppressori e oppressi sono sempre stati in contrasto fra di loro, hanno sostenuto una lotta ininterrotta, a volte nascosta, a volte palese: una lotta che finì sempre o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la rovina comune delle classi in lotta”.

Nella società capitalista la lotta assume la forma più semplice mai esistita, con la contrapposizione di due sole classi:

  • la borghesia, ossia l’insieme di coloro che posseggono i mezzi di produzione;
  • il proletariato, cioè coloro che posseggono solo la propria forza-lavoro e sono costretti a venderla ai borghesi.

È descritto da Marx nel Manifesto:-

  • La borghesia nasce dai servi della gleba che costituiscono il popolo minuto delle città.
  • Si sviluppa, dopo le scoperte geografiche, con la diffusione di commerci e industria e il superamento del sistema corporativo.
  • Con la rivoluzione industriale si afferma la borghesia moderna
  • che ha conquistato il potere politico, soppiantando ogni residuo feudale.

La borghesia ha un ruolo “sommamente rivoluzionario”, perché:

  • Ha svolto una funzione demistificante rivelando gli interessi materiali che si celano dietro ad ogni realtà spirituale.
  • Tende a rivoluzionare continuamente tutto il sistema produttivo.
  • Ha creato un sistema mondiale e ha messo a disposizione dell’uomo forze produttive di cui non ha mai potuto di disporre prima.

Ma l’aspetto più rivoluzionario della borghesia sta nel porre le basi del proprio superamento necessario:

  • ha infatti sviluppato forze produttive che non è più in grado di controllare
  • e la classe antitetica che le rivolgerà contro di essa: il proletariato.

Ne Il Capitale Marx esamina le leggi economiche che regolano lo sviluppo del capitalismo, dalle quali dipende destino della borghesia.

Marx prende le distanze dai teorici dell’economia borghese, in quanto:

  • hanno trasformato in fatti naturali, prodotti contingenti della storia (ad es.: la proprietà);
  • non hanno compreso la natura conflittuale del sistema capitalistico.

Marx nega l’esistenza di leggi universali dell’economia ogni formazione sociale ha leggi storiche specifiche.

Punto di partenza è l’analisi della merce. In essa si distinguono:

  • valore d’uso, cioè la sua utilità, la sua capacità a rispondere a determinati bisogni;
  • valore di scambio, ossia qualcosa di uguale in merci diverse (di differente valore d’uso), che le rende scambiabili in differenti proporzioni.

Con gli economisti classici, Marx ritiene che il valore di scambio di una merce risieda nel “lavoro socialmente necessario” per produrla.

  • Merci diverse hanno il medesimo valore perché richiedono lo stesso tempo di lavoro, in base alla produttività media del periodo.
  • Il valore di scambio non è il prezzo, che dipende anche dalle condizioni di mercato (valore e prezzo non sono però indipendenti).

Il capitalismo si distingue dai precedenti sistemi produttivi in quanto finalizzato al profitto e non al consumo:

  • mentre il ciclo produttivo precapitalistico può essere espresso dalla formula: M-D-M
  • quello capitalistico assume la forma: D a M a D’, dove: D’ > D.

Tale ciclo implica l’esistenza di un “misterioso” plusvalore (D’ − D):

  • che non può venire dal denaro (= mezzo di scambio) né dallo scambio (= tra valori equivalenti);
  • In realtà, l’origine del plusvalore sta nella “merce particolare” che è acquistata dal capitalista: la forza-lavoro, che ha infatti come valore d’uso la capacità di produrre valore(di scambio).

Il capitalista compra dall’operaio la forza lavoro e la paga, come le altre merci, con ciò che basta per riprodurla(= quanto basta a mantenere in vita l’operaio).

Di una giornata lavorativa dell’operaio:

  • Solo una parte(tempo di lavoro necessario) serve perciò per produrre il valore del suo salario;
  • tutto il resto(tempo di lavoro supplementare) va a vantaggio del capitalista.
  • Il plusvalore, in definitiva, deriva dal lavoro non retribuito.

Il capitalista compra dall’operaio la forza lavoro e la paga, come le altre merci, con ciò che basta per riprodurla (= quanto basta a mantenere in vita l’operaio).

Il comunismo

Marx ha scritto pochissimo sulla futura società comunista:

  • I detrattori parlano di “vuoto teorico”, mentre per i marxisti ciò è indice di “scientificità”;
  • Marx non vuol essere un utopista, ma interpretare i fenomeni storici in atto ai suoi tempi.

Le contraddizioni interne al capitalismo, ad avviso di Marx, porteranno, attraverso un’evoluzione necessaria della struttura economica, al socialismo e al comunismo.

“Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti”.

Nell’ultima parte del Manifesto egli descrive una serie di tappe che scandiranno il passaggio dal capitalismo al comunismo.

In un primo momento la classe operaia sarà ancora contrapposta alla borghesia. Essa dovrà impadronirsi del potere statale e usarlo come strumento di classe contro i capitalisti. Questa è la fase del socialismo. I mezzi di produzione saranno statalizzati mediante una serie di riforme radicali; lo Stato diventerà l’unico imprenditore e di conseguenza tutti diventeranno proletari.

Quando si sarà realizzata questa condizione, lo Stato, in quanto espressione del dominio di una classe su un’altra, avrà esaurito la propria funzione e sarà destinato a estinguersi. Al suo posto rimarrà una società senza classi che realizzerà il comunismo.

Nell’ultima parte del Manifesto egli descrive una serie di tappe che scandiranno il passaggio dal capitalismo al comunismo.

In un primo momento la classe operaia sarà ancora contrapposta alla borghesia. Essa dovrà impadronirsi del potere statale e usarlo come strumento di classe contro i capitalisti. Questa è la fase del socialismo. I mezzi di produzione saranno statalizzati mediante una serie di riforme radicali; lo Stato diventerà l’unico imprenditore e di conseguenza tutti diventeranno proletari.

Quando si sarà realizzata questa condizione, lo Stato, in quanto espressione del dominio di una classe su un’altra, avrà esaurito la propria funzione e sarà destinato a estinguersi. Al suo posto rimarrà una società senza classi che realizzerà il comunismo.

La differenza tra socialismo e comunismo viene illustrata da Marx nella Critica al programma di Gotha (1875). Il socialismo, in quanto momento di passaggio che deve tener conto dei condizionamenti che il capitalismo ancora esercita sulla mentalità, deve essere regolato da una giustizia distributiva di tipo borghese (a ciascuno secondo i suoi meriti), mentre il comunismo inaugurerà un’epoca di giustizia assoluta (a ciascuno secondo i propri bisogni). Nella società comunista il lavoro sarà per tutti un bisogno vitale e non un mezzo; allora sarà naturale per ognuno contribuire al benessere comune secondo le proprie capacità e ricevere secondo i propri bisogni.