Spinoza libertà, morale e religione

“In una libera Repubblica è lecito a chiunque di pensare quello che vuole e di dire ciò”. Sono le parole di Baruch Spinoza, vissuto tra il 1632 e il 1677. Nasce il 24 novembre 1632 ad Amsterdam. Il padre è un ricco mercante ebreo, emigrato in Olanda dalla Spagna a motivo delle persecuzioni, frequenta la scuola gesuita e dimostra una notevole libertà di pensiero. Produce lenti per vivere e rinuncia alla cattedra di filosofia ad Heidelberg per timore di perdere la propria libertà di pensiero. Muore di tisi nel 1677. Nell’Europa del Seicento si affermano, parallelamente alla Rivoluzione Scientifica, due tendenze filosofiche: il RAZIONALISMO e l’EMPIRISMO. Il razionalismo sostiene che la conoscenza avviene a partire dalla Ragione, L’empirismo al contrario, afferma che ogni conoscenza ha la propria origine nell’esperienza. L’empirismo si sviluppa soprattutto in Gran Bretagna, mentre il razionalismo ha carattere più continentale. Nel 1648 Pace di Westfalia che afferma la libertà di culto e il principio della sovranità dello Stato. Prima di quella data la cultura della Controriforma è ancora dominante nei paesi cattolici. Un evento significativo è la condanna di Galilei nel 1633. In Olanda Cartesio rinuncerà a pubblicare un suo trattato per paura di condanne. Nell’Olanda di Spinoza si alterna la tolleranza espressa da politici come Jan de Witt e l’atteggiamento conservatore dei calvinisti. Lo stesso Spinoza, in nome della libertà di pensiero, subirà gravi ritorsioni come l’espulsione dalla comunità ebraica della quale faceva parte. Principi di filosofia cartesiana 1663, il Trattato teologico – politico 1670 (anonimo) e l’Etica è il suo capolavoro, pubblicato postumo.

Un orizzonte culturale moderno

  • Le opere di Spinoza si collocano in un contesto culturale moderno nel quale la Rivoluzione scientifica aveva dimostrato l’ordine necessario dell’Universo, che non concedeva alcuna eccezione nemmeno per Dio. A questo si affianca la visione antropocentrica e la critica alla concezione antropomorfica di Dio.

Il Trattato sull’emendazione dell’intelletto

Opera ispirata a Bacone e Cartesio, nasce dall’esigenza di giungere ad una verità stabile, certa, immutabile attraverso un metodo rigoroso che possa liberare l’uomo dalle false credenze. Emerge una forte esigenza etica, consistente nella ricerca di un vero bene e anticipa alcuni punti salienti del suo pensiero: Dio-Natura, ordine eterno e concatenato delle cose, distinzione di quello che dipende da noi e quello che dipende dalla natura, esigenza di perseguire il bene insieme agli altri.

Trattato teologico-politico 1670

  • Manifesto contro la superstizione a favore della libertà di pensiero
  • La paura genera le superstizioni e rende l’uomo schiavo di queste ultime
  • La superstizione è fonte di fanatismo (anche tra gli stessi cristiani che professano un messaggio d’amore)
  • Lettura critica delle Sacre Scritture senza dare per scontato che sia stata dettata in tutto o in parte da Dio
  • Lasciar prevalere la RAGIONE, l’ambito della fede è solo quello MORALE

Spinoza, quindi, critica sia il cristianesimo che l’ebraismo, tenuti in vita soltanto da dogmi e riti.

Propone, inoltre, una lettura della Bibbia dal punto di vista storico-critico. Queste posizioni, naturalmente, non potevano essere accolte favorevolmente negli ambienti religiosi.

Spinoza rileva, inoltre, come la predicazione di Gesù incentrata sull’Amore abbia consentito una liberazione dal dogmatismo e dalla rigidezza dell’ebraismo, ma il cristianesimo stesso ha finito poi con l’irrigidirsi in dogmi e rituali.

L’amore per Spinoza è rivolto a Dio, ma anche al prossimo (homo homini Deus)

Difesa della libertà di pensiero

Spinoza è un convinto sostenitore della libertà di pensiero e questo lo dimostra anche rifiutando un incarico universitario e dedicandosi alla produzione di lenti.

La lente ha anche un valore simbolico: il filosofo aiuta gli uomini a vedere l’esistenza sotto un’altra prospettiva.

Ma qual è quest’altra prospettiva?

È la prospettiva dell’eternità

Ma di cosa si tratta?

Si tratta di prendere atto che siamo solo una parte infinitesimale della vita della Natura. La grandezza della natura deve essere intesa dal punto di vista spaziale, ma anche temporale.

E qui c’è l’altro aspetto importante della filosofia di Spinoza. Il filosofo olandese identifica Dio con la Natura (Deus sive Natura), intesa come estensione e spirito. Spinoza vedeva Dio in tutto ciò che esiste (panteismo). Dio non è colui che ha creato il mondo e ne è al di sopra (trascendente), Dio è il mondo (immanente). La sua non è una creazione volontaria, ma una continua emanazione di energia. Infine, il Trattato sostiene la necessità per uno Stato di garantire ai suoi cittadini libertà di pensiero, di espressione e di religione attraverso una politica di tolleranza di tutte le confessioni e di tutti i credi, e di non interferire in questioni che non ledano la sicurezza e la pace della società. Spinoza viene presto riconosciuto come autore dell’opera, che viene messa al bando dalle autorità olandesi a partire dal 1674, insieme con il Leviatano di Thomas Hobbes.

L’etica, vale a dire quella parte della filosofia che studia la condotta umana, è spiegata seguendo il metodo di Euclide, quello geometrico, e procede per definizione, assiomi, proposizioni, dimostrazioni, corollari.

  1. Spinoza è influenzato dalla moda matematizzante dell’epoca, come ad esempio Cartesio, che perseguiva l’ideale di un sapere rigoroso ed universalmente valido;
  2. Spinoza è un ammiratore delle matematiche e vede nella trattazione geometrica, come nel latino, una garanzia di precisione e di sinteticità espositiva, nonché di distacco emotivo nei confronti dell’argomento trattato;
  3. Spinoza è convinto che il reale costituisca una struttura necessaria, di tipo geometrico, in cui tutte le cose sono concatenate logicamente fra di loro e quindi “deducibili” sistematicamente l’una dall’altra.

Per Spinoza l’etica è da intendersi come “arte di vivere” o “morale”

Il superamento del dualismo cartesiano

Partiamo dalla definizione spinoziana di SOSTANZA intesa come “Ciò che è in sé e per sé si concepisce”.

Con la prima parte della formula Spinoza intende dire che la sostanza, essendo da sé, in quanto deve unicamente a se stessa la propria esistenza, rappresenta una realtà autosussistente ed autosufficiente, che per esistere non ha bisogno di altri esseri. Con la seconda parte della formula egli intende dire che la nozione di sostanza, essendo concepibile soltanto per mezzo di se medesima, rappresenta un concetto che per essere pensato non abbisogna di altri concetti.

Quindi l’unica vera sostanza è Dio, mentre il pensiero (res cogitans) e l’estensione (res extensa) sono considerati da Spinoza attributi della sostanza, vale a dire in modi in cui si manifesta.

Le proprietà della sostanza e l’identificazione di Dio con la natura

Unica: poiché non esistono sostanze nella natura con lo stesso attributo.

Infinita: in quanto la sua essenza non ha limiti e non dipende da altro.

Increata: in quanto per esistere non ha bisogno di altro, essendo causa di sé.

Eterna: in quanto possiede l’ esistenza poiché non la riceve da altro.

La sostanza è Dio

Questa Sostanza increata, eterna, infinita e unica non può che essere Dio, in quanto è increato, eterno, infinito e unico.

Prove che    dimostrano che la sostanza è Dio

La prova a posteriori afferma che le cose esistono o per virtù propria o per mezzo di un ente necessario che avendo in sé la causa del proprio esistere è pure la causa degli esseri contingenti.

La prova ontologica o a priori: afferma che Dio è una realtà che ha in sé la propria ragion d’essere, quindi non può non esistere.

L’unicità della Sostanza

Spinoza fonda sull’ unicità della Sostanza il principio che Dio e il mondo costituiscono uno stesso ente, poiché Dio non è fuori dal mondo, ma nel mondo, e forma, con esso, quella realtà globale che è la Natura.

“Tutto ciò che è, è in Dio, e senza Dio nessuna cosa può essere concepita” (Etica, I, prop. 15)

Panteismo = identifica Dio o la Sostanza con la Natura, considerata come realtà increata, eterna, infinita, ed unica, da cui derivano ed in cui sono tutte le cose.

Dio

  • Non è creatore
  • Non è condizionato dall’esterno, ma non è libero perché risponde all’ordine geometrico della 
  • Dio è il mondo stesso, Dio è gli uomini, Dio è la terra, Dio è i monti, i mari, il cielo, gli animali, ovvero, tutto.
  • Dio non agisce per un fine (finalismo)
  • In questo Dio e la natura coincidono (Deus sive natura)
  • Dio è perfetto (N.B. si ricorda che la matematica è sinonimo di perfezione)

Dio e il mondo

Dio non produce il mondo volontariamente, perché il mondo sgorga da lui come necessità, “come le proprietà di una figura geometrica scaturiscono dall’essenza di tale figura“.

(E. Severino, La filosofia moderna)

Ma se noi siamo immersi in Dio, è Dio che decide per noi?

La domanda è più che lecita. Per Spinoza Dio non è un burattinaio è non tira i fili decidendo cosa deve succedere. Anche Dio, in quanto Natura, è sottoposto a leggi necessarie, come la scienza ormai sta dimostrando e allora si deve concludere che tutto quello che accade, accade secondo natura.

Dio e il male

Gli errori che portano alla menzogna e alla malvagità e gli atti che invece riportano l’uomo nella verità e nel Gli errori che portano alla menzogna e alla malvagità e gli atti che invece riportano l’uomo nella verità e nel bene, provengono sempre e comunque da Dio (diversamente che per Cartesio, dove gli errori e la capacità di superarli erano esclusiva umana). Ma, come già visto, Dio non è responsabile volontario di tali manifestazioni, in quanto tutto sgorga da lui necessariamente. L’etica quindi “non si propone di deridere, non di compiangere o detestare, ma di comprendere le azioni umane”.

(E. Severino, La filosofia moderna)

Stando così le cose la libertà, per Spinoza, consiste nel poter sviluppare pienamente le proprie “potenzialità”. Spinoza non concorda con Cartesio: non abbiamo un’anima libera prigioniera di un corpo. La felicità e l’armonia sono possibili solo liberandoci da ambizioni e desideri, riconoscendo di far parte di una totalità

La distinzione tra BENE e MALE e il concetto di conatus

L’uomo è naturalmente spinto all’auto-conservazione, impulso chiamato da Spinoza conatus. IN tale ottica il bene coincide con ciò che è utile all’autoconservazione, ciò che la favorisce e che provoca gioia. Il male, ovviamente, è ciò che la ostacola l’auto-conservazione. Il saggio, filosofo, si rende conto che l’uomo non è libero, ma è determinato in quanto soggiace alle leggi naturali. Non vi sono colpe o meriti. Si libera dalle passioni riconoscendone le CAUSE

Diritto naturale e diritto civile, “homo homini Deus”

  • L’uomo è un animale sociale, può trovare la sua piena realizzazione solo nella pacifica convivenza in una comunità. L’uomo deve rispondere sia al diritto naturale (il diritto alla libertà di pensiero e di parola, ciò che rende umano l’uomo, gli dà dignità, ovvero i suoi bisogni spirituali primari) che a quello civile (le leggi della comunità). Il diritto civile deve adeguarsi al diritto naturale poiché una società che non garantisca la libertà di pensiero e la dignità dell’uomo non è accettabile.
  • Spinoza analizza anche le forme di governo storicamente documentate: la monarchia, l’aristocrazia e la democrazia. Tutte è tre le forme di governo hanno necessità storiche indipendenti dalle loro qualità specifiche, tuttavia tra le treè preferibile la democrazia perché è quella che garantirebbe un compromesso migliore tra diritto civile e diritto naturale.
  • L’uomo, infine, non è homo homini lupus, come intendeva Hobbes,ma è homo homini Deus, ovvero “l’uomo è Dio per l’uomo”, ovvero tutto è Dio (e quindi lo stesso uomo è una sua determinazione), Dio costituisce il fondamento di ogni cosa, Dio è la ragione che si manifesta naturalmente in ogni uomo.

Il testo della scomunica di Spinoza

“Con il giudizio degli angeli e la sentenza dei santi, noi dichiariamo Baruch de Spinoza scomunicato, esecrato, maledetto ed espulso, con l’assenso di tutta la sacra comunità […]. Sia maledetto di giorno e maledetto di notte; sia maledetto quando si corica e maledetto quando si alza; maledetto nell’uscire e maledetto nell’entrare. Possa il Signore mai più perdonarlo; possano l’ira e la collera del Signore ardere, d’ora innanzi, quest’uomo, far pesare su di lui tutte le maledizioni scritte nel Libro della Legge, e cancellare il suo nome dal cielo; possa il Signore separarlo, per la sua malvagità, da tutte le tribù d’Israele, opprimerlo con tutte le maledizioni del cielo contenute nel Libro della Legge […]. Siete tutti ammoniti, che d’ora innanzi nessuno deve parlare con lui a voce, né comunicare con lui per iscritto; che nessuno deve prestargli servizio, né dormire sotto il suo stesso tetto, nessuno avvicinarsi a lui oltre i quattro cubiti [circa due metri], e nessuno leggere alcunché dettato da lui o scritto di suo pugno”