Francesco Bacone, sapere è potere, tecnica e ambiente. Scienza ed etica

Francis_Bacon_1La prospettiva filosofica baconiana offre degli spunti di riflessione di straordinaria modernità, soprattutto per quel che concerne l’idea di una volontà di potenza nei confronti della natura, che concepisce il mondo creato come un serbatoio a cui attingere ininterrottamente per raggiungere i nostri scopi. Questa prospettiva  oggi si manifesta in tutta la sua potenziale negatività, dando origine a seri dubbi circa l’utilizzo senza limiti della scienza e della tecnica. Alla base del mondo contemporaneo e delle problematiche anche in materia di tutela e rispetto dell’ambiente, vi è quel concetto di dominio della natura emerso tra il 1500 e il 1600 e di cui Francis Bacon fu il più rilevante esponente e teorizzatore, che a lungo andare ha generato la mentalità per cui tutto ciò che è tecnicamente possibile sia anche lecito, a prescindere da un dovere di rispetto del mondo creato che è stato affidato alla responsabilità dell’uomo, anche per quanto attiene alla sua conservazione e al mantenimento della sua bellezza. Questo aspetto della questione, evidentemente, ci impone una seria riflessione circa la necessità di riportare la questione etica all’interno della scienza. Un discorso puramente scientifico, senza riferimento ad etica alcuna, infatti, ha già avuto modo di mostrare tutte le sue potenzialità negative per l’umanità e l’ambiente terrestre e oggi è lecito chiedersi quanto possa giovare una scienza senza etica, e quanto l’auspicio baconiano di una scienza che migliori la vita dell’uomo possa essere realizzabile senza un’etica tecnologica o una tecnologia etica. Credo una serie riflessione sulla filosofia baconiana, così come la lettura in chiave ecologica del pensiero di Spinoza condotta significativamente da Ernesto Bencivenga, possa oggi rappresentare una ottima attualizzazione del pensiero di filosofi del passato che in un certo qual modo hanno rappresentato i precursori del nostro mondo. La Nuova Atlantide di Bacone, insomma, appare oggi non come un’utopia, ma come una realtà nella quale la scienza davvero domina la natura e l’uomo si comporta da padrone spesso senza scrupolo alcuno, a tale punto da spingere anche il pontefice Benedetto XVI a scrivere un’enciclica di respiro ecologico in cui parla di “custode” delle natura, con le responsabilità connesse alla custodia, e non di uno semplice sfruttatore. L’ingegneria genetica, lo studio del DNA per modificarlo, sono gli esiti di quel baconiano voler conoscere le leggi della natura per sottometterla, di voler mettere le mani all’interno della natura per modificarla, ma senza allora porsi il problema etico, oggi quanto mai rilevante e necessario. Forse l’approccio di Giordano Bruno e di Tommaso Campanella che, pur auspicando l’intervento umano sulla natura, partiva dall’’idea di un intimo legame con la stessa, potrebbe oggi apparire più cotruttivo. Assodata la possibilità di un dominio dell’uomo sull’ambiente oggi è doveroso chiedersi, dove potrà condurci? La natura è davvero dominata dall’uomo o l’uomo si illude di farlo salvo sperimentare drammaticamente sulla sua pelle l’indomabilità dell’ambiente?

Cosimo Lamanna