Nemmeno Dio è libero …

E se Dio non fosse libero? Quando l’uomo pensa alle divinità, solitamente, le immagina onnipotenti, libere di fare quello che vogliano, giuste e vendicative, ecc. Le religioni tradizionali, generalmente, offrono gquesto tipo di immagine della divinità, solitamente accompagnata da caratteri antropomorfi. E se così non fosse? Se anche dio non fosse libero? La breve premessa ci serve per affrontare il complesso ma affascinante tema della divinità in Spinoza. Baruch Spinoza, nato ad Amsterdam il 24 novembre 1632, è sicuramente una delle figure tra le più affascinanti e fraintese della storia della filosofia e, per molti versi, rappresenta un unicum nella storia del pensiero europeo. Pur essendo tra i massimi conoscitori, del suo tempo, della Torah, Spinoza fu espulso dalla comunità ebraica attraverso una maledizione violentissima: “Con il giudizio degli angeli e la sentenza dei santi noi dichiariamo Baruch de Spinoza scomunicato esecrato maledetto ed espulso con l’assenso di tutta la sacra comunità […]. Sia maledetto di giorno e maledetto di notte; sia maledetto quando si corica e maledetto quando si alza; maledetto nell’uscire e maledetto nell’entrare. Possa il Signore mai piú perdonarlo; possano l’ira e la collera del Signore ardere d’ora innanzi quest’uomo far pesare su di lui tutte le maledizioni scritte nel Libro della Legge e cancellare il suo nome dal cielo; possa il Signore separarlo per la sua malvagità da tutte le tribù d’Israele opprimerlo con tutte le maledizioni del cielo contenute nel Libro della Legge […]. Siete tutti ammoniti che d’ora innanzi nessuno deve parlare con lui a voce né comunicare con lui per iscritto; che nessuno deve prestargli servizio né dormire sotto il suo stesso tetto nessuno avvicinarsi a lui oltre i quattro cubiti e nessuno leggere alcunché dettato da lui o scritto di suo pugno”. Ma perché tutto questo accanimento in un paese “libero” come l’Olanda? Sicuramente in tale condanna pesò tantissimo la concezione di Dio alla quale il filosofo era arrivato. Le opere di Spinoza si collocano in un contesto culturale moderno nel quale la Rivoluzione Scientifica aveva dimostrato l’ordine necessario dell’Universo che non concedeva alcuna eccezione nemmeno per Dio, si caratterizzavano perla critica alla visione antropocentrica dell’uomo e per la critica alla concezione antropomorfica di Dio. Il Trattato teologico-politico del 1670 rappresenta un vero e proprio manifesto contro la superstizione a favore della libertà di pensiero. La paura, ad avviso di Spinoza, genera le superstizioni e rende l’uomo schiavo di queste ultime. La superstizione è fonte di fanatismo (anche tra gli stessi cristiani che professano un messaggio d’amore) e va combattuta attraverso la lettura critica delle Sacre Scritture, senza dare per scontato che sia stata dettata in tutto o in parte da Dio. La Scrittura viene infatti definita come prodotto storico, come insieme di testi redatti da uomini in diverse epoche storiche, e non come il mezzo privilegiato della rivelazione di Dio all’uomo. Le profezie narrate nel testo sacro vengono spiegate ricorrendo alla facoltà della “immaginazione” di coloro che le hanno pronunciate e gli eventi miracolosi privati di qualsiasi consistenza reale, vengono definiti come accadimenti che gli uomini non riescono a spiegarsi e che per questo, per l’ignoranza delle cause che li hanno prodotti, finiscono per attribuire ad un intervento soprannaturale. Ma è l’Etica dimostrata secondo l’ordine geometrico il grande capolavoro di Spinoza, nella quale il filosofo dimostra che Dio non è creatore, non è condizionato dall’esterno, ma non è libero perché risponde all’ordine geometrico della natura. Dio è il mondo stesso, Dio è gli uomini, Dio è la terra, Dio è i monti, i mari, il cielo, gli animali, ovvero, tutto. Dio non agisce per un fine (finalismo) e in questo Dio e la natura coincidono (Deus sive natura). Dio è perfetto (N.B. si ricorda che la matematica è sinonimo di perfezione). “La perfezione di Dio non gli consente di perseguire alcun fine – scrive il filosofo – Ho spiegato con ciò la natura di Dio e le sue proprietà, cioè: che egli esiste necessariamente; che è unico; che è e agisce per la sola necessità della sua natura; che è causa libera di tutte le cose, e in qual modo lo è; che tutte le cose sono in Dio e dipendono da lui in modo che senza di lui non possono né essere né essere concepite; e infine che tutte le cose sono state predeterminate da Dio, non già invero mediante la sua libera volontà o il suo assoluto beneplacito, ma mediante la natura assoluta di Dio, ossia mediante la sua infinita potenza. Inoltre, dovunque se ne è presentata l’occasione, io mi sono curato di eliminare i pregiudizi […]. E poiché tutti i pregiudizi che qui mi propongo di indicare dipendono da questo solo pregiudizio, cioè che gli uomini suppongono comunemente che tutte le cose della Natura agiscano, come essi stessi, in vista di un fine, e anzi ammettono come cosa certa che Dio stesso diriga tutto verso un fine determinato: dicono, infatti, che Dio ha fatto tutto in vista dell’uomo, e ha fatto l’uomo perché lo adorasse”.  Dio, quindi, si manifesta nella Natura ed è immanente, non trascendente come quello della tradizione. Dio non produce il mondo volontariamente, perché il mondo sgorga da lui come necessità, “come le proprietà di una figura geometrica scaturiscono dall’essenza di tale figura“. Siamo di fronte ad una straordinaria forma di panteismo, quello stesso panteismo che aveva condotto sul rogo Giordano Bruno. Dio non è un burattinaio che tira i fili e in tal modo decide quello che succede. Chi muove le marionette lo fa ‘dall’esterno’, rappresenta cioè la ‘causa esterna’ che provoca il movimento dei pupi. Dio non governa il mondo in questo modo: lo fa attra­verso le leggi naturali alle quali lui stesso è sottoposto e, quindi, Dio (o la natura) è la ‘causa im­manente’ di tutto quanto avviene. Ciò significa che tutto in na­tura avviene secondo necessità secondo una visione deterministica.