L’arte dialoga con la filosofia …. Incontro a Conversano

In occasione, e quasi a conclusione, della mostra di Giorgio de Chirico a Conversano, si è tenuta nella mattinata odierna, un’interessante conferenza dal tema “L’arte dialoga con la filosofia”, con un’interessante relazione della prof.ssa Annalisa Caputo, docente di filosofia presso l’università di Bari. Ritorno al castello è il tema della mostra conversanese, un ritorno al castello al quale la prof.ssa Caputo ha voluto dare dei percorsi di lettura differenti e tutti interessanti, da quello “narrativo” a quello “filosofico”, da quello delle “relazioni” a quello “nel possibile”, dimostrando come arte, filosofia, società e attualità siano più intrecciate di quanto si possa pensare. I percorsi presentati consentono al visitatore di “osservare” con occhi diversi la mostra stessa, passando dalla pura contemplazione all’attenta riflessione sul percorso artistico presentato nelle varie stanze del castello. Ma veniamo in sintesi agli spunti riflessione della relatrice, rimandando per ulteriori approfondimenti, all’articolo da lei stessa pubblicato sulla rivista di filosofia Loghoi.ph, con l’auspicio che le indicazioni fornite possano consentire al lettore di effettuare un viaggio all’interno della mostra uscendone, in un certo senso, arricchito o comunque modificato. Il primo percorso è quello narrativo che rimanda direttamente al Risultati immagini per il segreto del castello de chiricomondo dell’infanzia, il castello delle fiabe, con il quale ogni bambino fa i conti e con il quale lo stesso de Chirico si confronta e invita a confrontarsi laddove dice “vivere nel mondo come un immenso museo di stranezze“, recuperando in un certo senso quella che è la radice stessa della filosofia, vale a dire la meraviglia, come asseriva lo stesso Aristotele, un invito a guardare per lasciarci stupire. A tal proposito la prof.ssa Caputo ha fatto riferimento all’opera Il segreto del castello (fine anni ’60). Interessanti sono stati i richiami al Castello di Atlante dell’Orlando Furioso di Ariosto, “un castello che può trasformarsi nella metafora dei desideri, delle illusioni e dei fantasmi, una metafora della nostra vita“. In questa cornice ben si colloca Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino, dove si comunica con i tarocchi … “E’ se considerassimo i quadri come dei tarocchi?“. Al percorso narrativo si può affiancare quello introspettivo dove i quadri possono essere considerati “come degli specchi che possiamo utilizzare per ricostruire la nostra vita. Cosa dice questo quadro di me? E quindi un ritorno all’io, all’interiorità” ove più che opportuno è apparso il richiamo al “redi in te ipsum” di Sant’Agostino di Ippona, al quale personalmente aggiungerei il “conosci te stesso” di Socrate. La crisi dell’identità è senza dubbio una tematica forte del 1900, “perché i personaggi di una parte della produzione di de Chirico, non hanno i volti? Forse un invito a toglierci il nostro volto come se fosse una maschera?” E quindi i quadri di de Chirico potrebbero chiederci “chi sei’?“, “Uno, nessuno o centomila?” (inevitabile richiamo all’opera di Luigi Pirandello). La relatrice si è poi soffermata sull’opera Ritorno al castello avito (1969), ove appare un “cavaliere con una sagoma non ben definita, quasi come se fosse un cartoncino ritagliato. Opera che rimanda ad un’atmosfera crepuscolare, una sorta di invito ad interrogarci sul nostro passato“. L’uomo ombra perde la sua concretezza e viaggia verso l’Ulisse di James Joyce.  Denso di spunti di riflessione mi è apparso il percorso filosofico (metafisico), e d’altronde lo stesso de Chirico non ha mai fatto segreto del suo interesse nei confronti della filosofia: Schopenhauer e Nietzsche sono due suoi importanti e fondamentali punti di riferimento. In molte sue tele de Chirico ha cercato, infatti, di dimostrare che il mondo non sia affatto così come appare, riferendosi alla distinzione fenomeno/noumeno già introdotta da Kant. Questo concetto viene concretizzato nell’opera d’arte attraverso delle discrepanze prospettiche talmente sottili da sfuggire ad uno sguardo disattento. Nelle opere di de Chirico, peraltro, viene espressa anche la mancanza di senso della vita attraverso l’accostamento illogico degli oggetti ritratti, si pensi a Le muse inquietanti, ma anche il tema della lotta per la sopravvivenza scaturente da una volontà cieca, irrazionale e irrefrenabile. Sulla META – FISICA si gioca una partita molto interessante, una metafisica che non deve essere intesa solo come andare oltre il livello sensibile (alla maniera greca), ma come entrare nelle cose andando oltre l’ordinario. “La metafisica – ha detto la prof.ssa Caputo – può essere intesa come la intendeva la filosofia greca, espressa nel mito della caverna di Platone, e cioè come l’invito ad andare oltre le apparenze del mondo sensibile, del mondo fisico” per cercare la vera realtà nell’Iperuranio. Il dualismo Platonico viene accentuato e rafforzato arricchendosi di connotazione religiosa con il Cristianesimo “la verità non è di questa vita, ma appartiene all’al di là“. Ed è a questo punto che viene introdotto Il Crepuscolo degli idoli: “se la metafisica tradizionale ci prospetta un al di là e una verità che non potremo mai possedere perché non farne a meno?” Di qui l’auspicio comune a Nietzsche e de Chirico di una nuova metafisica “che ci faccia rimanere fedeli alla terra. La nuova metafisica non vuole andare oltre la vita, ma dentro la vita squarciando il velo di Maya (Schopenhauer)”. L’invito di de Chirico è di andare “dentro il castello e il valore delle ombre”. La verità assoluta, la luce, vanamente inseguita dalla metafisica tradizionale, non esiste e quindi assistiamo “alla rivincita dell’ombra“. Nella Battaglia sul ponte  (opera del 1969), de Chirico rappresenta la nostra quotidianità, “molto vicina all’homo homini lupus di Hobbes visto che gli uomini sul ponte si combattono e dove la dimensione apollinea (rappresentata dalle due parti della cetra senza corde) si arrende alla dionisiaca“. La Battaglia sulRisultati immagini per la battaglia sul ponte de chirico ponte contiene anche forti richiami alla lotta per la sopravvivenza cui ci costringe la Volontà di Schopenhauer. “Ma è questo il destino dell’uomo? Essere contro?“. De Chirico lascia spazio ad uno spiraglio, ad una visione utopistica rappresentata dalla presenza del castello che si intravede dalla finestra. Non c’è solo la prospettiva dell’essere contro, ma anche quella dell’essere con, espressa nell’opera Gli archeologi e spetta a noi la scelta nell’ambito della dimensione dell’aut aut di ispirazione kierkegardiana. “Pur non potendo conoscere l’altro, il viaggio duale è comunque possibile condividendone i frammenti di conoscenza del proprio io e dell’altro”. La conclusione, molto forte, è legata all’attualità e al volere una filosofia non fine a se stessa, ma fortemente attenta Risultati immagini per il contemplatore de chiricoal mondo: “è possibile al giorno d’oggi immaginare una vita dedicata alla riflessione sull’io, all’arte, alla filosofia?“. Nell’opera Il contemplatore, de Chirico sembra volerci dire che “l’artista, il filosofo, è consapevole del fatto che il suo lavoro non salverà il mondo, ma invita tuttavia a non smettere di credere nell’utopia“.

Cosimo Lamanna

Fonti: relazione prof.ssa Annalisa Caputo del 29/10/2016 – Articolo Annalisa Caputo “Il ritorno ‘del’ castello.
Per una rilettura filosofica della Mostra di de Chirico a Conversano”