René Descartes e la definizione delle regole del metodo

Il buon senso è tra tutte le cose quella meglio distribuita: ciascuno infatti ritiene di esserne così ben fornito, che persino quelli che su di ogni altra cosa sono i più difficili a contentarsi, di solito non ne desiderano di più di quanto non ne posseggono…”  È la constatazione dalla quale parte René Descartes (latinizzato Cartesius e quindi italianizzato Cartesio) per poi scrivere il Discorso sul Metodo, una delle sue opere più note scritto in francese. “Non è sufficiente infatti essere dotati di un buon ingegno, ma l’importante è saperlo applicare bene”, continua il filosofo francese e da qui nasce l’esigenza di approfondire la questione “metodo”, cioè di individuare una strada che possa guidare correttamente il nostro pensiero.  L’esigenza cartesiana, comune a molti pensatori del Seicento, è quella di RIFONDARE il sapere, superando il modello della Scolastica e rigettando la prospettiva magica rinascimentale, ma per farlo è necessario definire un nuovo metodo. “In questo Discorso – scrive Cartesio – sarò ben lieto di indicare quali siano i sentieri da me battuti, e di rappresentarvi la mia vita come in un quadro, perché ciascuno possa giudicarne, e perché io, apprendendo dalla voce pubblica quello che gli altri ne avranno pensato, possa avere un nuovo mezzo per istruirmi, mezzo che aggiungerò a quelli di cui solitamente mi servo…  E ancora “Il mio scopo dunque non è di insegnare qui il metodo che ciascuno deve seguire per ben condurre la propria ragione, ma semplicemente di far vedere in che modo ho cercato di condurre la mia”. La definizione del metodo è per Cartesio la premessa fondamentale per la costruzione di un nuovo sapere. Cartesio non nasconde la sua simpatia per la matematica, la geometria e scrive: “al di sopra di tutto mi piacevano le scienze matematiche per la certezza e l’evidenza delle loro ragioni; ma non riuscivo ancora a coglierne il vero uso, e pensando che esse servissero solo alle arti meccaniche, mi meravigliavo del fatto che, essendo i loro fondamenti così stabili e solidi, non si fosse costruito su di essi niente di più elevato. Gli scritti degli antichi pagani che trattano dei costumi, li paragonavo invece a edifici superbi e magnifici, che però erano costruiti sulla sabbia e sul fango …”.  Ma ecco che Cartesio scioglie le riserve e scrive: “così invece del gran numero di precetti dei quali è composta la logica, ritenni che mi sarebbero bastate le quattro regole seguenti, purché prendessi la ferma e costante risoluzione di non venir meno, neppure una volta, alla loro osservanza. La prima era di non accogliere nulla come vero che non conoscessi con evidenza essere tale: di evitare cioè accuratamente la precipitazione e la prevenzione, e di non comprendere nei miei giudizi nulla che non si presentasse alla mia mente con tale chiarezza e distinzione da non aver alcun motivo per metterlo in dubbio. La seconda prescriveva di suddividere ciascuna difficoltà da esaminare in tutte le parti in cui era possibile e necessario dividerla per meglio risolverla. La terza consisteva nel condurre con ordine i miei pensieri iniziando dagli oggetti più semplici e più facili a conoscersi per salire progressivamente, come per gradi, fino alla conoscenza di quelli più complessi; e supponendo un ordine anche tra quelli di cui gli uni non precedono naturalmente gli altri e viceversa. E infine l’ultima era di fare ovunque enumerazioni così complete e rassegne così generali, da essere certo di non aver tralasciato nulla”. Sono, quindi, quattro le regole del metodo cartesiano, che seguono il procedimento deduttivo, e sono le seguenti:

  • la regola dell’evidenza: il procedimento da seguire è di carattere deduttivo e parte da premesse indubitabili (chiare e distinte)
  • la regola dell’analisi: impone di dividere il problema in tante parti minori in maniera tale da renderle più semplici e chiare
  • la regola della sintesi: vale a dire ricomporre una visione di insieme
  • la regola dell’enumerazione: una sorta di revisione o controllo delle fasi precedenti al fine di essere sicuri di non aver dimenticato nulla.