Ritorno alla fanciullezza come nuovo inizio

Il recupero dello spirito infantile, della spontaneità dei bambini come unica e vera risorsa per dare un nuovo significato al mondo e garantire un nuovo inizio. L’aspirazione alla fanciullezza è una caratteristica che accomuna la filosofia di Nietzsche e la poetica di Giovanni Pascoli. “Tre metamorfosi io vi nomino dello spirito: come lo spirito diventa cammello, e il cammello leone, e infine il leone fanciullo”, scrive il filosofo tedesco in Così parlò Zarathustra. Nietzsche illustra il cammino della coscienza umana che passa dagli idoli della superstizione e dalle menzogne della morale al dionisiaco e al superuomo in tre tappe. La prima è quella del cammello, che rappresenta l’uomo che si piega davanti alla maestà di Dio e che accetta con pazienza e devozione la morale e i costumi sociali: “le più gravose da portare, lo spirito paziente prende su di sé: come il cammello che corre in fretta nel deserto sotto il suo carico, così corre anche lui nel suo deserto”. La seconda è quella del leone, che reagisce e combatte contro i falsi idoli e che è in grado di farli a pezzi: “creare valori nuovi – di ciò il leone non è ancora capace: ma crearsi la libertà per una nuova creazione – di questo è capace la potenza del leone. Crearsi la libertà e un no sacro anche verso il dovere: per questo, fratelli, è necessario il leone”. La terza è quella del fanciullo che dice sì alla vita e che esprime l’essenza dionisiaca della libertà umana: “ma ditemi, fratelli, che cosa sa fare il fanciullo, che neppure il leone era in grado di fare? Perché il leone rapace deve anche diventare un fanciullo? Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì. Sì, per il giuoco della creazione, fratelli, occorre un sacro dire di sì: ora lo spirito vuole la sua volontà, il perduto per il mondo conquista per sé il suo mondo”. Il bambino, in fondo, è colui che è in grado di dare significati alle cose completamente diversi da quelli del mondo degli adulti, il bambino è colui che può far diventare una scatola di scarpe una casa, una penna un’astronave, insomma è colui che è in grado di andare oltre le convenzioni. Nietzsche e Pascoli sono uniti nel nome del fanciullo, potremmo dire. “Il fanciullino”, di Giovanni Pascoli, pubblicato per la prima volta nel 1897, è il saggio nel quale il poeta italiano riassume la sua poetica. Nei venti capitoletti che lo compongono spiega come la poesia sia facoltà lirica, immediatezza e genuinità di sensazioni, sincerità e vivacità di immaginazione e di fantasia, freschezza e innocenza di sentimento. Il fanciullino, cioè l’animo poetico che è in ognuno di noi, coglie d’istinto la poesia che è nelle cose, illuminandole con la parola che tutte le rivela, suscitando incanto e meraviglia, quella meraviglia di cui di parlò Aristotele nella Metafisica: “Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia”.