Filosofia e meraviglia

e-quindi-uscimmo-a-riveder-le-stelle-la-chiave-di-sophia-w855h425“L’unica cosa di cui abbiamo bisogno per diventare buoni filosofi è la capacità di stupirci”. E’ con questa frase tratta da “Il mondo di Sofia”, romanzo filosofico scritto da Jostein Gaarder e pubblicato nel 1991, che voglio iniziare questo breve contributo, senza alcune pretese saggistiche, ma dallo spirito puramente divulgativo, relativo alle origini della filosofia. Ma che cos’è la filosofia? <<Amore o desiderio di sapere >>, dal greco φιλοσοφία, questa la traduzione letterale del termine filosofia, il che sta già ad indicare un ambito disciplinare assai variegato. La filosofia, sia come indicazione semantica (ossia come termine lessicale) sia come contenuto concettuale, è una creazione peculiare dei Greci. Infatti, se per tutte quante le altre componenti della civiltà greca si trova l’identico corrispettivo presso altri popoli dell’Oriente, i quali raggiunsero anteriormente ai Greci livelli di progresso assai elevati, non è invece dato di trovare l’identico corrispettivo della filosofia o, quantomeno, qualcosa che sia assimilabile a quello che i Greci, e poi con i Greci tutti gli Occidentali, hanno chiamato e chiamano << filosofia>>. La filosofia nasce in Asia Minore e in Italia Meridionale, nelle colonie greche, e solo in un secondo momento si diffonde anche nel cuore della Civiltà Greca, Atene. Tutto cominciò con la scuola ionica e la sua ricerca dell’origine delle cose, l’arché, dapprima individuato nell’acqua da Talete di Mileto, poi nell’aria da Anassimène, fino ai numeri della scuola pitagorica, sorta a Crotone, ai quattro principi del siciliano Empedocle e agli atomi di Democrito. Dal problema dell’origine a quello del divenire, le problematiche filosofiche divennero più complesse con la scuola di Elea (oggi Paestum), fino ad occuparsi dell’uomo con i sofisti e Socrate. Ma cosa provocò la nascita della filosofia? Scrive Aristotele nella Metafisica (982b-983a): <<infatti gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell’intero universo>>. La meraviglia che scaturiva dall’osservazione della natura, dall’inspiegabile, quindi, si concretizzò in due reazioni diverse tra loro: mito e filosofia. Il mito, dal greco mythos che significa parola, discorso, racconto che, propriamente parlando, non è altro che la parola, la più ricca fonte di informazioni della storia umana: esso può essere considerato un racconto sacro che svela dei misteri e che dà la risposta a molti interrogativi degli uomini, come sono nati l’universo e l’uomo, come hanno avuto origine gli astri e la terra, le piante e gli animali e spiega come si sono formate le società civili con l’aiuto degli eroi. Più tardi, a fianco alle spiegazioni di carattere mitologico, che apparvero a qualcuno poco soddisfacenti, nacque la filosofia che ebbe, in occidente, una portata tale da rivoluzionare il volto stesso della civiltà occidentale, il suo modo di approcciarsi alla realtà, di ricercare i principi in maniera <<razionale>>, senza ricorso ad accattivanti quanto fantasiose spiegazioni mitologiche, liberando la ricerca dalle catene della religione e di ogni forma di costrizione che non lasciasse libero l’intelletto di chiedersi ….. <<perché>>? Dal mito si passa alla filosofia quando l’uomo cerca di interpretare la sua complessa esperienza vitale, la sua vita di tutti i giorni, utilizzando lo strumento della ragione. In questo senso, ciò che esiste deve trovare una spiegazione razionale che lo collochi nel contesto della totalità come sua parte integrante e di cui la ragione è lo strumento privilegiato, anche se non unico, della comprensione. Il passaggio alla filosofia non deve essere inteso come morte del primo a favore della seconda, ma come due modi diversi di approcciarsi alla realtà, e spesso la filosofia si servirà del mito, come nel caso di Platone, per affrontare le tematiche filosofiche in forma maggiormente comunicativa tale da stimolare domande e cercare risposte secondo il procedimento maieutico tipico di Socrate, anche alla luce della vocazione non dogmatica, critica e pubblica tipica del sapere filosofico che, come tale, deve tornare a permeare sempre di più tutti i livelli sociali, tutte le età e tutti i luoghi. Solo così la filosofia potrà tornare ad assolvere l’alto compito sociale per il quale è nata.

Cosimo Lamanna