Tutto ciò che è reale è razionale, tutto ciò che è razionale è reale

hegelHegel rappresenta sicuramente uno dei più grandi pensatori che l’Occidente abbia mai conosciuto e le sue opere sono senza dubbio tra le più difficili da comprendere. Nel bene o nel male ha condizionato i suoi contemporanei (ma anche i suoi successori) stimolando la nascita di filosofie che rigettano la sua razionalità (Kierkegaard e Schopenhauer ad esempio) o filosofie fortemente reazionarie (la cosiddetta destra hegeliana) o rivoluzionarie (la sinistra hegeliana). Di Hegel, per esempio, Marx erediterà la concezione razionale e dialettica della storia. Ma cerchiamo di individuare i presupposti del sistema filosofico hegeliano, perché di sistema filosofico e totalizzante possiamo e dobbiamo parlare. L’asserto basilare dal quale occorre prendere le mosse per intendere Hegel è che la REALTA’ e il vero non sono “SOSTANZA” (ossia un essere più o meno irrigidito come tradizionalmente si era per lo più creduto) ma “SOGGETTO”, vale a dire “PENSIERO”, “SPIRITO”. L’opera di riferimento è la Fenomenologia dello Spirito ove Hegel elabora questa nuova concezione del reale che, tra l’altro, è una conquista ottenuta grazie alla filosofia di Kant (Io penso) e ai contributi di Fichte e Schelling, anch’essi idealisti come lo stesso Hegel. Ma cosa cambia se consideriamo il reale come soggetto e non come sostanza? Considerare la realtà come Soggetto significa dire che essa è attività, processo, movimento, o meglio, AUTOMOVIMENTO. L’infinito hegeliano prende senza dubbio le mosse dallo “streben” romantico, ma lo “disciplina” dandogli la dignità della scientificità, grazie alla dialettica. La grandezza di Hegel non sta soltanto nel fatto di aver fornito delle risposte, ma anche nell’aver formulato delle grandi domande e qui riportiamo una citazione di Oscar Wilde: <<a dare risposte sono capaci tutti, e per fare le vere domande che ci vuole un genio>>. Le molteplici reazioni filosofiche scatenate da Hegel ci fanno capire che non può essere ridotto ad un filosofo che ha preteso di dare solo risposte. Hegel sta all’inizio di molte filosofie reazionarie ma anche rivoluzionarie e basterebbe questa strana situazione per dire che ci sbaglieremmo nel cercare la verità di Hegel solo da una parte. La verità di Hegel è da cercare nelle sue domande. Il grande problema è quello di concepire la ragione come mondo. Nella nostra lingua, come in molte lingue il termine ragione significa almeno due cose: per ragione possiamo intendere la nostra facoltà conoscitiva, la nostra ragione, appunto, e come tale una competenza soggettiva, una capacità, una facoltà che la nostra mente ha, il nostro essere menti coscienti capaci di entrare in rapporto con le cose, ma significa anche senso, significato e non un significato qualsiasi, ma tendenzialmente il significato vero delle cose, il logos. I filosofi hanno sempre lavorato in questo campo di forze che ad un certo punto si rompe, pensiamo ad esempio a Nietzsche. Il problema di Hegel, quindi, sta nel tentare di capire in che rapporto sia la nostra facoltà di conoscere il mondo e la ragione come senso ultimo delle cose. Di solito si tende a privilegiare l’uno o l’altro significato, ad esempio si ammette che vi sia il significato ultimo delle cose, ma questo senso con la nostra ragione, sfugge alla nostra capacità di comprenderlo (pensiamo al noumeno di Kant, ad esempio) È a razionale, affidato alla fede mistica, all’estetica, una ragione senza logos o un logos senza ragione, commenta Costantino Esposito a proposito. Hegel, invece, ricerca di una possibile unità tra i due significati di ragione e parte dalla convinzione che la filosofia non deve avere a che fare con il “dovrebbe essere”, ma con il concreto, “la filosofia – secondo Hegel – arriva sempre troppo tardi sulla scena del mondo perché ha la capacità di capire quello che è successo e sta succedendo e capirne la verità approfondendone le ragioni”. E sempre Costantino Esposito afferma che Hegel nutra un “sacro orrore per una filosofia come quella degli illuministi, tesi a immaginare e prospettare come dovrebbe essere il mondo, autori di una macchina filosofante che permettesse di raggiungere questa prospettiva”. Contrariamente agli illuministi la filosofia non può che parte da ciò che si produce come mondo, probabilmente anche servendosi della conoscenza enciclopedica del mondo che Hegel stesso aveva permettendosi di spaziare dalla religione alla politica, dal magnetismo alla religiosità delle religioni asiatiche. A questa domanda si può rispondere solo interrogando tutto ciò che accade. Lo spirito, la ragione ultima delle cose è la storia, coincide con la storia, non è uno schema mentale universale, astratto sotto le cui strutture si devono spiegare le cose storiche contingenti, temporali, relative, per Hegel la storia non è l’ambito del relativistico: la ragione si mostra come ragione, gli uomini scoprono qual è il senso ultimo del mondo (io, gente, famiglia, stato, leggi, religione, arte), tendenzialmente tutto quello che accade è razionale. Il movimento della storia è dialettico (tesi, antitesi e sintesi), la realtà è fatta di contrasti, opposizioni e contraddizioni, ma non si tratta solo di due momenti in cui due pezzi della realtà configgono intenzionalmente, ma il contrasto coincide con il fatto che se c’è una singola cosa automaticamente vi sarà la sua negazione, vale a dire il suo altro da sé. Spinoza diceva omnis determinatio est negatio, in ogni determinazione c’è la negazione- Ogni volta che c’è una “singola” cosa che sia determinata, separata, è implicito che questa sia “negata” da un’altra cosa. Il fatto che la mia individualità è posta, porta dentro di sé la negazione: ciò che non sono io è altro da me. Cosa vuol dire che la sostanza deve essere pensata come soggetto? Vuol dire che ciò che è, tutte le cose sono veramente quello che sono solo quando vengono conosciute. Il fatto che vengano conosciute, all’inizio da un singolo uomo, ma poi Hegel parla di spirito universale a cui noi partecipiamo, dona realtà alle cose che sono. L’in sé delle cose, l’essenza delle cose, diventa vera, cioè esiste veramente solo quando diventa oggetto per un soggetto conoscente. La realtà non è più come voleva Kant come un soggetto che conosce un oggetto che ha di fronte, perché questo è ancora uno schema astratto; Per concretizzare la ragione umana, e per concretizzare la ragione come senso ultimo della realtà bisogna comprendere che la realtà stessa è soggetto. Lo stesso Schelling aveva parlato di identità di reale e ideale, era ancora un’identità dell’indistinto, dell’inconscio, del non saputo, invece per Hegel la sostanza della realtà è soggetto perché la legge dell’essere di ogni cosa è contraddizione, è unità del pensiero e dell’essere. A proposito di Schelling Hegel parlerà della “notte in cui tutte le vacche sono nere”. Il reale esistente, quindi, non è statico, ma è dinamico, è in continuo divenire e questo divenire sarà spiegato da Hegel nella Fenomenologia dello Spirito. La differenza tra il nostro modo di intendere il sé e quello di Hegel sta nel fatto che, mentre noi quando parliamo di sé ci riferiamo a quella parte del soggetto che chiamiamo coscienza, per Hegel questo sé, cioè il divenire per contrasto, che prende coscienza della sua lotta, è la dimensione di tutto ciò che esiste. Questo porta a dire che la razionalità è unificata con la realtà perché la realtà è continuo divenire, cioè realizzarsi attraverso i contrasti, la negazione fa parte integrante della sua affermazione. Quando qualcosa supera qualcos’altro, il pensiero riesce a unificare il positivo con il negativo, il negativo non sarà mai eliminato, ma sarà conservato, aufheben nella lingua tedesca significa conservare qualcosa nell’armadio. Il dispiegarsi della coscienza è illustrato da Hegel nella Fenomenologia dello Spirito e si articola sinteticamente nelle seguenti tappe: 1)coscienza, 2)autocoscienza, 3)ragione, 4)Spirito, 5)Religione, 6) Sapere Assoluto. La prima tappa è costituita dalla COSCIENZA intesa in senso gnoseologico, cioè quella coscienza che guarda il mondo come altro da sé. A sua volta questo momento si articola in (certezza sensibile, percezione, intelletto). La seconda tappa è quella dell’AUTOCOSCIENZA ed è a questo proposito che Hegel introduce la dialettica servo-padrone. Dapprima l’autoscienza tende a togliere l’alterità da sé e questa si presenta come vita indipendente. Il padrone si è affermato ed è diventato appunto padrone, il servo ha avuto timore della morte è si è arreso e come tale è diventato servo, ma nel movimento dialettico questo rapporto tenderà ad invertirsi poiché il padrone finirà per essere dipendente dai prodotti che produrrà il servo, ma il movimento dialettico non annullerà nè l’uno e nè l’altro elemento. Lo Spirito di cui parla Hegel è infinito, ma non in maniera statica, bensì dinamica, sempre attuantesi e realizzantesi, come posizione del finito e continuo superamento del finito posto. Il movimento dello Spirito, in questo modo, produce via via sempre risultati determinati (e come tali negativi), via via superati attraverso una nuova posizione dell’infinito. Il movimento dello Spirito segue il ritmo della dialettica che si articola in tre momenti: 1) un primo momento che egli chiama dell’essere in sé, 2) un secondo momento che costituisce l’essere altro fuori di sé, 3) un terzo momento che costituisce il ritorno a sé o l’essere in sé e per sé. Questi tre momenti sono definiti da Hegel: IDEA, NATURA e SPIRITO. L’idea è da considerarsi come il Logos, Razionalità Pura che si fa natura alienandosi e poi superando questa alienazione ritorna a sé medesima. La filosofia hegeliena, quindi, si articola in LOGICA (che studia l’idea in è), Filosofia della Natura (che studia l’idea fuori di sé) e Filosofia dello Spirito (che studia l’idea in sé e per sé). E veniamo a questo punto ad una delle frasi più significative di Hegel laddove egli sostiene che “Tutto ciò che è reale è razionale, tutto ciò che è razionale è reale” e questo significa non solo che tutta la realtà è spiegabile razionalmente, ma che la realtà altro non è che il dispiegarsi stesso dell’Idea che, come tale, non è separabile dalla realtà, dall’essere. Ecco quindi che l’ASSOLUTO hegeliano non è trascendente, ma si dispiega nel reale attraverso quel movimento dialettico che diviene LEGGE, e come tale obbligo e non probabilità, dello sviluppo del reale. E quindi Hegel ben dirà “tutto ciò che è reale è razionale, tutto ciò che è razionale è reale”: questo significa non solo che tutta la realtà è spiegabile razionalmente, ma che la realtà altro non è che il dispiegarsi stesso dell’Idea che, come tale, non è separabile dalla realtà, dall’essere. Seguono le altre figure della Fenomenologia dello Spirito che meritano un approfondimento a parte, ma per il momento ci limitiamo a queste brevi considerazioni utili ai fini della comprensione degli altri filosofi che si sono confrontati con Hegel.